Arthur Conan Doyle nasce il 22 maggio 1859 a Edinburgo da una famiglia cattolica di origine irlandese. La via dove abita - dirà più tardi - è un cul de sac pieno di vita, con una perenne faida in corso fra i ragazzi che vivono ai lati opposti. Dirà anche di aver ereditato dalla madre, di etnia anglo-celtica, l’istinto e il gusto di raccontare storie romanzesche. Il padre, impiegato statale, arrotonda lo stipendio lavorando in tribunale come disegnatore durante i processi.
Nel 1868 Doyle viene mandato in collegio a Stonyhurst, in Inghilterra, una scuola di Gesuiti che avrà un grande influsso sul suo sviluppo intellettuale. Nel 1876 si iscrive alla Facoltà di Medicina all’Università di Edinburgo e, dopo la laurea, fa pratica come oculista. Nel 1880 si imbarca come chirurgo sulla baleniera Hope e, successivamente, diventa ufficiale medico sul vapore Mayumba.
Nel 1887 esce il primo racconto di Sherlock Holmes, A study in scarlet (Uno studio in rosso). Molti personaggi della storia si ispirano agli insegnanti e ai compagni del college e dell’università. Il professor Joseph Bell, ad esempio, maestro di osservazione e deduzione, ha suggerito la figura di Sherlock Holmes.
Nel 1900, Doyle prende parte alla campagna boera in qualità di medico e nel 1902 esce un libro su questa sua esperienza dal titolo The Great Boer War. In esso egli difende la politica di intervento inglese e l’opera gli vale la nomina a baronetto. Nel frattempo erano uscite altre storie di Sherlock Holmes, fra cui The sign of four e The Hound of the Baskervilles (Il mastino dei Baskervilles), nel quale c’è una tensione continua fra una spiegazione soprannaturale e una terrena degli eventi. Anche se considera questi racconti, che gli hanno dato un’immensa popolarità, ‘letteratura non ignobile’ dal punto di vista dello stile e dell’immaginazione, essi non sono le cose di cui va più orgoglioso. E’ preoccupato anzi che gli impediscano di dedicarsi a cose più importanti.
Un giorno scrive alla madre di essere stufo di sentir nominare Sherlock Holmes, con il quale si sente troppo identificato e teme che questo vada a discapito di altri lavori, come i romanzi storici, di cui è ben più fiero. Decide di far morire il detective e sceglie come scenario le cascate Reichenbach sulle Alpi svizzere, un luogo che conosce per esserci stato insieme alla moglie affetta da tubercolosi. La storia si intitola The Adventure of the Final Problem e viene pubblicata nel 1893 sullo Strand Magazine. La delusione dei lettori per la morte del detective è tale che in più di ventimila cancellano l’abbonamento alla rivista. L’autore è costretto a farlo risuscitare.
Nel 1900 e nel 1906 Doyle si candida anche al Parlamento, ma senza successo. Fra gli altri suoi libri, c’è un romanzo scientifico The Lost World, del 1912, la storia del professor Challenger, uno scienziato pazzo e irascibile, ispirato a William Rutherford, uno dei suoi insegnanti. Fra i romanzi storici, ricordiamo Micah Clarke, del 1889, preferito da Churchill ai racconti polizieschi e The White Company. Doyle è anche autore di fantascienza, sulle orme di Wells e Verne. Ecologista ante litteram, in When The World screamed (Il grido della terra) descrive il nostro pianeta come un organismo vivente dotato di una circolazione, una respirazione e un sistema nervoso suoi propri.
Quella di Conan Doyle è stata una vita di viaggi. A 20 anni si era imbarcato su una baleniera in qualità di medico chirurgo a bordo. Aveva l’abitudine di annotare quel che avveniva ogni giorno, completando il testo con degli schizzi e delle foto. Bisogna dire che le sue descrizioni della caccia alle foche contengono dei dettagli raccapriccianti. Aveva poi continuato la sua attività di medico chirurgo in Sud Africa, al tempo della guerra con i Boeri. Più avanti i suoi viaggi, che lo hanno portato dagli Stati Uniti e dal Canada all’Australia, dall’Europa all’India e a Ceylon, sono stati finalizzati alle conferenze sullo Spiritismo, di cui era un convinto sostenitore.
Negli ultimi anni si dedica sempre di più allo Spiritualismo di cui pubblica, nel 1926, la storia in 6 volumi. Conan Doyle muore l’8 luglio del 1930. In una conversazione fatta poche ore prima di morire, dice: “La gente mi chiede ‘Che cosa ti dà lo Spiritualismo?’ Prima di tutto, allontana la paura della morte, poi aiuta a superare la barriera fra noi e i nostri cari defunti.” Lo scrittore è sepolto nel roseto della sua casa di Windlesham.
"Cerchiamo di seguire ciò che avviene all'uomo dopo la morte. Le testimonianze su questo punto sono del tutto compiute e coerenti. In tempi e luoghi svariati sono stati ricevuti messaggi di trapassati contenenti una gran quantità di notizie verificabili in questo mondo. Di fronte a messaggi di questo tipo, è più che giusto supporre che se è vero ciò che possiamo accertare, è vero allora anche ciò che non possiamo accertare.
Quando per giunta si riscontra grandissima uniformità nei messaggi, e accordo su dettagli per nulla conformi a qualsiasi sistema di pensiero, allora penso che la congettura sulla loro realtà si faccia molto forte. E' difficile pensare che quindici o venti messaggi diversi — di cui conservo appunti personali — concordino tutti e siano anche tutti falsi; e non è facile supporre che gli spiriti possano dire la verità sul nostro mondo e mentire sul loro. Ho ricevuto recentemente, proprio questa settimana, due relazioni sulla vita nell'altro mondo: una dalle mani d'un parente prossimo di un alto dignitario ecclesiastico, e l'altra dalla moglie di un operaio scozzese. Nessuno dei due poteva essere a conoscenza dell'altro, eppure le due relazioni si assomigliano tanto che in pratica coincidono. Mi sembra che il messaggio sia infinitamente rassicurante, sia riguardo al nostro destino personale che a quello dei nostri amici.
Gli spiriti sono d'accordo nel dichiarare che il trapasso avviene di solito in modo facile e indolore, ed è seguito da una reazione di enorme pace e tranquillità. L'individuo si ritrova in un corpo spirituale che è l'esatto equivalente del vecchio, salvo che ogni malattia, debolezza o deformità sono scomparse. Questo corpo sta accanto al vecchio o gli fluttua vicino, ed è cosciente sia di questo che delle persone che lo circondano.
Il morto è ora più prossimo alla materia di quanto mai più lo sarà: dipende forse da questo che proprio in tale momento si ha la maggior parte di quei casi in cui il corpo spirituale, rivolto il suo pensiero a qualche persona lontana, la segue e si rende manifesto. Dei circa 25o casi scrupolosamente esaminati da Gurney, 134 apparizioni sono avvenute in questo preciso istante di dissolvimento, quando si può presumere che il nuovo corpo spirituale sia forse tanto prossimo alla materia da potersi rendere visibile agli occhi di una persona cara, più di quanto lo sarà mai in seguito."
La Repubblica - Spirito olimpico - 28 LUGLIO 2012
Doyle rese immortale Dorando Pietri
C'è un eroe olimpico italiano che a Londra viene adorato ancora oggi, non è un maratoneta, Stefano Baldini o Gelindo Bordin, una fiorettista come Valentina Vezzali, uno sprinter come Pietro Mennea. È un italiano minuto, che lavorava come panettiere e nemmeno ha vinto, nell'edizione del 1908. Ma al suo dramma è legato il racconto di uno scrittore che quel giorno c'era, tra i novantamila del White City stadium. Il suo nome è Sir Arthur Conan Doyle, l'inventore di Sherlock Holmes che quei Giochi seguì come reporter per il Daily Mail. Quotidiano che oggi, con una pagina nel suo settimanale Weekend, ricorda "the greatest race in history", con estratti del racconto dello scrittore. Presente in tribuna "perché tentato dall'offerta di un eccellente posto allo stadio", sfatando quindi la leggenda che ci fosse anche lui in pista a sorreggere il povero Dorando. "Dio, Cielo" esclama Conan Doyle, "è svenuto, è possibile che all'ultimo istante il premio gli possa scivolare tra le dita? Tutti gli occhi si spostano verso il tunnel nero d'ingresso.
Nessun altro è ancora apparso. Sale un sospiro di sollievo. Non penso che in questa grande folla ci sia qualcuno che abbia desiderato sfilare la vittoria a questo piccolo coraggioso italiano... Grazie a Dio è sui suoi piedi di nuovo, le gambette rosse camminano senza coerenza, ma pestando forte, guidate da una volontà suprema. C'è un lamento quando lui cade di nuovo, e un'acclamazione quando barcolla sui suoi piedi". All'ennesima caduta lo scrittore è emozionato, "Ho colto uno sguardo della faccia smunta, gialla, gli occhi dall'espressione vitrea. Ormai è andato?". Quando parte il ricorso degli americani sull'aiuto ricevuto da Pietro, il papà di Sherlock Holmes è desolato: "Mentre scrivo arrivano voci di una sua squalifica. Se fosse così, sarebbe una tragedia".
Sir Arthur Conan Doyle attraverso il Mail lanciò una colletta che Pietri girò in beneficienza. I soldi li farà come professionista, sfidando e battendo l'americano Hayes al quale avevano assegnato la "sua" medaglia. Per la fama eterna, quella che sopravvive ancora oggi a Londra a 104 anni di distanza, basteranno quei pochi minuti di sofferenza.